La più grossa!

Filosofia di Marte Roma

Eccomi. La parola che amo più dire.

Esisto. E ne sono felice. Grazie per questa immensa dedica. A te, che mi hai vista nei momenti più bui. Mi hai vista nonostante tutto con le unghie e con i denti scappare.

Nella religione romana, MARTE Dio della guerra.

Marzo mese in cui sono nata, mese dedicato a questo Dio.

Le mie iniziali e le iniziali di Margot.

Roma, la città in cui sono nata, simboleggia per me la rinascita, la bellezza immortale, di una città bruciata e ricostruita.

Citta del marmo bianco, delle statue, della bellezza dura.

Citta conquistata, voluta da tutti, di tutti e di nessuno.

DEDICA DI UN MIO CARO AMICO

C'è una pianta che cresce selvaggia lá dove l'aria annaspa e fischia in vampe avvolte su se stesse, sopra rocce lesse.

C'è una pianta che con prepotenza proclama il suo verde tra le squame di pietra polverosa, a picco sul mare.

C'è una pianta, la litodora, che ostinata e non paga della sola sopravvivenza, urla il suo trionfo con mille fiori blu elettrico, stagliati sul bianco bruciato degli sterpi di un' estate

troppo calda.

Posso dire di averti vista, posso dire che i tuoi colori mutevoli ma sempri carichi della stessa fame di vita si siano impressi sulla mia retina e nei miei pensieri. Ti ho vista in stanze indegne mentre il tuo futuro veniva rosicchiato fino all'osso da creature immonde che bramavano il midollo; ti ho vista gettare le tue radici in profondità in ogni capillare fessura della pietra, alla ricerca di un briciolo di terra salda; ti ho visto ragazza aspettare in attesa sul cancello di casa; ti ho vista occupare lo spazio in forme sempre nuove, sempre con la solita pelle e lo stesso cuore, ho visto quella pelle tingersi di rosso solcata da sangue di fuoco, l'ho vista ornarsi di cicatrici come trofei di una caccia brutale; ti ho vista donna fiera e altezzosa, potente nel braccio e incrollabile nella volontà, dallo sguardo che scava montagne, ti ho vista guardare in faccia il vuoto che il destino apre davanti ad ogni nostro passo e nonostante questo ti ho visto gettare radici aeree, ho visto quelle radici cibarsi e succhiare ogni stilla di sudore e sangue, felici della fatica e del Buon Dolore. Ti ho vista bambina, alla ricerca di rosse coccinelle nel più verde dei prati e goderti la luce della superfice conquistata con fatica, tra sbrilluccichii rosa e lucidalabbra

La litodora, dono delle rocce, dono di scusa da parte tutto ciò che è aspro, ciò che da solo con la sua bellezza dovrebbe espiare le colpe del duro, di ciò che ferisce. Ogni volta che vedo quei fiori blu elettrico penso a te, a come hai riscattato il dolore del mondo, di come con il tuo selvati

Nerone è morto, Roma è eterna

C'è chi la chiama legge di

attrazione, destino che si realizza.

No. È bucio di culo quotidiano. È

lottare per rinascere dalle ceneri.

Nerone ha dato fuoco a Roma. E

Roma si è incazzata. È stata

ingiustamente maltrattata. Ed è

più meravigliosa che mai. Non

perché il destino di Roma sia

scritto. Ma perché la bellezza del

marmo non sarà scalfita dal

fuoco. Sarà scaldato attraverso il

fuoco, rovente di rabbia e voglia

di rivalsa. E non ci sta legge che

regga. È impegnarsi. È ricordarsi

di asciugarsi le lacrime, di

bruciare e poi rinascere. Che

Nerone è morto, ma Roma è

eterna. Nulla è scritto.

AD MAIORA

MARTINA